Il Balletto nel Settecento

"La Danse règle tous les mouvements du corps et l'affermissent dans ses justes positions. Si elle n'efface pas absolument tous les défauts que nous avons en naissant, elle les adoucit ou elle les cache.”

(La danza regola tutti i movimenti del corpo e lo tiene fermo nella sua giusta posizione. Se non cancella in assoluto tutti i difetti che noi abbiamo alla nascita, le addolcisce o le nasconde.) Pierre Rameau (1674 - 1748)

Copertina del libretto di The Fairy Queen by PurcellLa copertina del libretto della produzione originale di The Fairy Queen

Alla fine del seicento nasce l’opéra-ballet, spettacolo in cui la danza e il canto hanno uguale importanza. Questo alternarsi di danza e canto influenzerà ancora l’opera lirica europea per gran parte dell’ottocento.

Il compositore inglese Henry Purcell (1659 - 1695) ha creato “The Fairy Queen” nel 1692, ispirato al “Sogno di una Notte di Mezza Estate” di Shakespeare, testimoniando la rapida diffusione di questa nuova forma di spettacolo in tutta Europa.

“Les Indes Gallantes” opéra-ballet del più grande compositore francese del diciottesimo secolo Philippe Rameau (1683 - 1734) descrive terre e popoli esotici; presentato nel 1735, è stato replicato 61 volte in due anni.

Nel 1700 il maestro di danza francese Raoul Auger Feuillet (c. 1660/75 - 1730) pubblica Choréographie che descrive, oltre alle cinque posizioni dei piedi, sessanta passi di danza, compreso il plié, il glissé, e la cabriole. Lo stesso anno pubblica L’Art de décrire la Danse con un sistema per annotare i passi di danza.

Nel 1708 si presenta il primo spettacolo di danza aperta al pubblico comune, non solo alla corte e ai nobili.

I ballerini dell’epoca erano vestiti molto diversamente da quelli moderni. Portavano parrucche o elaborati copricapi e scarpe con il tacco alto, spesso a spillo. Le donne portavano vestiti con lunghe gonne sostenute da cerchi rigidi e busti stretti e pesanti.

A volte anche gli uomini indossavano una gonna più corta, il tonnelet, che arrivava al ginocchio. Di solito impiegavano maschere per rappresentare i personaggi.

Dettaglio del dipinto La Camargo che Danza di Lancret Attorno a 1730 l’inclinazione per l’uso della corsa e dei piccoli e grandi salti si è diffuso nell'ambiente della danza, sostituendo i passi scivolati lungo il pavimento e le pose languide dei balletti precedenti.

Questa nuova maniera si chiamerà “danse haute” (danza alta) per distinguerla dalla precedente “danse basse” (danza bassa).

Marie-Anne de Cupis de Camargo (1710 - 1770), comincia la sua carriera a Bruxelles dove è nata. Nel 1726 debutta all’Opéra di Parigi nel balletto “Les caractères de la danse” di Jean Ballon. Danzerà in 78 balletti e opere ritirandosi nel 1751, all’apice della sua carriera, ammirata da Voltaire (1694 - 1778) e da Casanova (1725 - 1798).

Brillante solista, ha introdotto l’entrechat quattre, un salto in cui si batte le cosce in aria, come passo del repertorio femminile. Ha usato per prima una gonna più corta, a metà polpaccio, e le scarpe senza tacco per meglio mostrare i suoi salti e batterie.

“La Camargo”, come la chiamavano, era anche un abile donna di affari: è stata una delle prime stelle del balletto a fare da testimone a ditte di scarpe e parrucche.

Ritratto di Marie Sallé che danza La sua rivale Marie Sallé (1707 - 1756), la prima donna coreografa, ha infranto la tradizione ballando a capelli sciolti e| indossando una diafana tunica greca al posto dei stretti busti dei vestiti contemporanei.

Presenta la sua coreografia, “Pygmalion” a Drury Lane Theatre, Londra nel 1734. Il compositore George Frideric Handel (1685 - 1759), suo amico, ha composto la musica del balletto “Terpsichore” per lei. Le sue coreografie privilegiavano l’espressività più del virtuosismo tecnico.

La Sallé si è ritirata dalle scene pubbliche nel 1740, ma ha danzato in 24 balletti realizzati esclusivamente per la corte francese dal 1745 al 1752. E’ sempre rimasta in contatto con i suoi amici: Voltaire, David Garrick e Handel.

Nel settecento si è diffusa la tendenza verso un espressione più drammatica nel balletto. A Londra John Weaver (1673 - 1760) ha eliminato le parole, sostituendole con la mimica e la danza, esprimendo il significato attraverso il movimento. Coreografa il primo balletto senza parole nel 1717. Ha pubblicato tre libri, una traduzione di Feuillet, e ha sviluppato un proprio sistema di annotazione della danza.

A Sanpietroburgo e a Vienna, Franz Anton Hilverding van Wewen (1710 - 1768) e suo allievo fiorentino Gasparo Angiolini (1731 - 1803) hanno sperimentato temi drammatici e l’uso del gesto nella danza.

La scuola del Balletto Imperiale Russo è stata fondata dall’Imperatrice Anna Ioannavna nel 1738 presso il Palazzo d’Inverno. Hilverding è stato maestro di balletto a Sanpietroburgo da 1758.

Coreografo progressivo, credeva che le qualità spirituali possono essere interpretate dal corpo, congiungendo pantomima e danza. Il suo lavoro ha dimostrato che il balletto può essere un'arte intellettuale e profondamente psicologica.

In collaborazione con il grande drammaturgo classico russo Alexander Petrovich Sumarokov (1717 - 1777), ha creato il primo balletto “di uomini e donne russe”. In un clima di nascente nazionalismo, la cultura russa diventa una conferma del potere e della fiducia nel futuro di un paese che si va modernizando rapidamente.

Il libretto è di Sumarokov e il balletto s’intitola “Il Rifugio della Virtù” su musiche di Startsov, e tratta temi patriottici.

Angiolini, pupillo di Hilverding, sarà uno dei più grandi coreografi del secolo. Inizia una collaborazione con il compositore Christoph Willibald Gluck (1714 - 1787) nel balletto “Don Juan” realizzato a Vienna nel 1761. Come Angiolini, Gluck ricerca una drammaticità più diretta, eliminando la profusione di virtuosismi tipici delle opere precedenti.

Produrranno “Orfeo e Euridice” (Vienna 1762) e “Semiramide” (1765) tratto da una tragedia di Voltaire. Dal 1766 al 1772 Angiolini è maestro del balletto alla Scuola Imperiale Russa di Balletto e crea le coreografie per il Teatro Marijnskj, fondato nel 1738.

Al suo ritorno collabora nuovamente con Gluck per “L’Orfano della Cina” (1774), sempre su un soggetto di Voltaire. Scrive Riflessioni sopra l’uso dei programmi nei balletti pantomima, pubblicato a Londra nel 1775, in polemica con lo stile concettuale e letterario delle coreografie di Noverre.

Il più noto coreografo e teorico del balletto drammatico, o ballet d’action come lo chiamava, è Jean Georges Noverre (1727 - 1810). Suo padre voleva che seguisse una carriera militare, ma Noverre ha scelto lo spettacolo.

Inizialmente ha creato dei divertissement nella tradizione degli opéra-ballets. “Les Fêtes Chinoises” (Le Feste Cinesi) del 1754 ne è l’ultimo esempio.

L’anno dopo si reca in Inghilterra dove incontra David Garrick (1717 - 1769), uno dei maggiori interpreti di Shakespeare di tutti i tempi. Vuole ricercare un'espressività drammatica simile a quello di Garrick nel balletto.

Dal 1758 al 1760 lavora a Lione, Francia, dove crea “Il geloso senza rivali” su soggetto di Voltaire, “L’amore corsaro” e “Le feste al Serraglio”, scrive Lettres sur la danse et les ballets (Lettere sulla Danza e sul Balletto) pubblicato nel 1760.

Caldeggiava l’uso di movimenti naturali che erano facilmente comprensibili e riteneva che tutti gli elementi del balletto debbano lavorare in armonia per esprimere il tema del balletto. Il ballerino deve interpretare il ruolo attraverso la danza, i gesti, e l'espressione del viso. Proponeva costumi più semplici e l'abolizione dell’uso della maschera.

Lo stesso anno si trasferisce a Stoccarda, in Germania, uno dei più importanti centri europei per la danza. Dirige un corpo di ballo di 100 elementi con Gaetano Vestris (1729 - 1808) come primo ballerino ospite. Nel 1763 ha prodotto il suo capolavoro “Jason et Médée” (Medea).

Dal 1770 è a Vienna dove crea molti balletti e viene nominato maitre de ballet e maestro di danza dell’Imperatrice Maria Teresa e della famiglia imperiale. Nel 1776 la regina Marie Antoinette, sua ex-alieva, fa nominare Noverre direttore dell’Accademia e dell’Opéra di Parigi. Produce il balletto “Les Petits Riens” su musiche del giovane compositore Mozart (1756 - 1791). Nel 1781 l’Opéra brucia, ma viene ricostruita in solo tre mesi.

Nel 1788, trovando il clima della Francia sul orlo della rivoluzione poco favorevole ad un protetto della regina, fugge in Inghilterra insieme a Gaetano Vestris. Produce una serie di balletti su temi mitologici al King’s Theater.

Ritorna in Francia dopo la rivoluzione, rattristato dalla perdita di molti amici ed economicamente rovinato. Si ritira a Saint-Germain-en-Laye e comincia a scrivere un dizionario della danza, ma la morte lo coglie prima di completare l’opera.

Noverre distingue tra due tipi di danza, “danza meccanica” che si affida al puro tecnicismo e “danza d’azione” che si basava su un racconto e si serviva della pantomima per spiegare le varie vicende della trama: “I passi, la facilità, e il brillo del loro coordinamento, l’equilibrio, la stabilità, la rapidità, la precisione, ecco ciò che chiamo il meccanismo della danza.”

“Quando la leggerezza, le opposizioni di braccia con le gambe, tutti questi elementi non hanno una giustificazione spirituale, quando il genio non guida quei movimenti e il sentimento e l’espressione non prestano loro energia capace di commuovermi e di interessarmi, io applaudo allora l’abilità, ammiro l’uomo-macchina, rendo giustizia alla sua forza e agilità; ma egli in nessun modo mi commuove, non mi intenerisce/interessa, non mi provoca maggiore sensazione...” Noverre da Lettres sur la danse et les ballets

La seconda meta del secolo è stata segnata dai grandi ballerini dell’Opéra di Parigi. L’italo-francese Gaétan (Gaetano Appolino Baldassare) Vestris (1729 - 1808) soprannominato “il dio della danza” nasce a Firenze in una famiglia di ballerini. Anche il fratello Angelo e la sorella Teresa erano ballerini professionisti.

Fisicamente Gaetano non era dotato, aveva una conformazione difettosa delle gambe, ma non si è lasciato impedire e ha sviluppato un’espressività sbalorditiva e una tecnica brillante.

Suo figlio (Marie) Auguste Vestris (1760 - 1842), è stato il suo erede artistico. Auguste ha debuttato nel 1772, a solo 12 anni all’Opéra ed è stato primo ballerino fino a 1816.

Dopo ha preparato molti ballerini tra cui Marius Petipa, Lucien Petipa, Fanny Essler e Jules Perrot. Ha ballato fino all’età di 75 anni - l’ultima apparizione è stato in coppia con Maria Taglioni (1804 - 1884).

Il suo padre ha detto di lui: “Se il mio figlio balla meglio di me, è perché ha avuto come padre Gaetano Vestris: un vantaggio che il destino mi aveva rifiutato.”

Fra le novità del secolo, la ballerina tedesca Anne Heinel è stata la prima ad eseguire la doppia piroetta e il rond de jambe è stato inventato da Gaetano Vestris o da Max Maximilien Gardel (1741 - 1787).

Vincenzo Galeotti (1733 - 1816), fiorentino, è stato maestro di balletto al Kongelige Danske Ballet (Balletto Reale Danese) per 41 anni, dal 1775. Il Balletto Reale Danese è stato fondato nel 1748, anno dell'apertura del Teatro Reale Danese. La Scuola del Balletto aprì nel 1771.

Galeotti ha stabilito le fondamenta dello stile danese, portando il ballet d’action a Copenhagen. Il 31 ottobre 1786 presenta “Caprices du Cupidon et du Maitre de Ballet” che è tutt’oggi in repertorio. Crea balletti tratti da opere di Shakespeare e di Voltaire; nel 1801 precede il movimento Romantico con “Lagertha” il primo balleto basato su un mito nordico.

Sotto l’ascendente della Rivoluzione Francese, appaiono nuovi soggetti presi dalla quotidianità. Tra gli allievi di Noverre figura Jean Dauberval (1742 - 1806) che ne La Fille Mal Gardée (1789) ha applicato le idee di Noverre a un tema comico. Pierre Gardel (1758 - 1840), grande danzatore e dal 1787 direttore dell’Opéra, realizza “Offrande alla Libertà” nel 1792, ispirato ai principi rivoluzionari, e otto anni dopo “Dansomanie” in cui il valzer, ballo popolare che si è diffuso repentinamente in tutta l’Europa, appare per la prima volta sul palcoscenico.

Entro la fine del settecento si delinea una netta divisione tra balletto, teatro, e opera lirica. Il canto e la parola sono ormai esclusi dal balletto, mentre l’opera lirica conserva la tradizione di alternare parti danzate alle scene cantate.



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